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38 SULLA MORTE DI GIUDA


III


Poiché ripresa avea l’alma digiuna
     L’antica gravità di polpe e d’ossa,
     La gran sentenza su la fronte bruna
     In riga apparve trasparente e rossa.
A quella vista di terror percossa
     Va la gente perduta: altri s’aduna
     Dietro le piante che Cocito1 ingrossa,
     Altri si tuffa nella rea laguna.36
Vergognoso egli pur del suo delitto
     Fuggía quel crudo, e stretta la mascella,
     Forte graffiava con la man lo scritto.
Ma piú terso il rendea l’anima fella;
     Dio fra le tempie glie l’avea confitto,
     Né sillaba di Dio mai si cancella.42


IV


Uno strepito intanto si sentía,
     Che Dite2 introna in suon profondo e rotto;
     Era Gesú, che in suo poter condotto
     D’Averno i regni a debellar venía.
Il bieco peccator per quella via
     Lo scontrò, lo guatò senza far motto:
     Pianse alfine, e da’ cavi occhi dirotto
     Come lava di foco il pianto uscía.50
Folgoreggiò sul nero corpo osceno
     L’eterea luce, e d’infernal rugiada
     Fumarono le membra a quel baleno.
Tra il fumo allor la rubiconda spada
     Interpose Giustizia: e il Nazareno
     Volse lo sguardo, e seguitò la strada.56


31. nella fronte bruna (G.).

33. A cotal vista (G.).

37. Disdegnoso egli pur (G.).

45. che a suo poter condotto (G.).

    nale. Cfr. Omero Iliad. VIII, 369; Virgilio Georg. IV, 478 ed En. VI, 323; Dante Inf. VII, 106 ecc. Qui, per l’inferno.

  1. 35. Cocito: altro fiume infernale. Cfr. Virgilio Georg. III, 38 ed En. VI, 323; Dante Inf. XXXII, 22 ecc. Qui, come sopra, per l’inferno.
  2. 44. Dite: Plutone. Qui, sempre per l’inferno, come in Virgilio En. VII, 568; Dante Inf. VIII, 68 ecc.