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ALLA MARCHESA MALASPINA DELLA BASTIA 43

     Che prodighi d’ampolle e di parole1
     Tutto contaminâr d’Apollo il regno.
     65Erano d’ogni cor tormento allora
     Della vezzosa Malaspina i neri
     Occhi lucenti; e corse grido in Pindo2
     Che a lei tu stesso, Amor, cedesti un giorno
     Le tue saette, nè s’accorse l’arco
     70Del già mutato arciero: e se il destino
     Non s’opponeva, nel tuo cor s’apría
     Da mortal mano la seconda piaga3.
     Tutte allor di Mnemosine le figlie4
     Fur viste abbandonar Parnaso e Cirra
     75E calar su la Parma5; e le seguía
     Palla Minerva, con dolor fuggendo
     Le cecropie ruine6. E qui, siccome
     Di Giove era il voler, composto ai santi
     Suoi studi il seggio, e degli spenti altari
     80Ridestate le fiamme7, d’Academo
     Fe’ riviver le selve8, e di sublimi
     Ragionamenti risonar le volte
     D’un altro Peripato9, che di gravi
     Salde dottrine, dagli eterni fonti10


67. Occhi sereni
69-70. Le tue saette pel mutato arciero Non men certe o men care; e se il destino
76. Minerva anch’essa, con dolor
78-84. Di Giove era il voler, l’egida e l’asta Trasportò lieta e l’oleosa coppa E la dotta lucerna, e d’Academo Fe’ riviver le selve e sonar feo Di romor filosofico le volte D’un altro Peripato, e piú sicuro Al suo mistico augel compose tl nido.


    a Parma. Cfr. Vicchi VI, p. 340.

  1. 63. Prodighi ecc.: Orazio Art. poet., 96: uterque Proiicit ampullas, et sesquipedalia verba.
  2. 67. e corse grido ecc.: «Accenna probabilmente a una poesia del Frugoni, nella quale è narrato come Amore, deposto l’arco e la faretra, rapisse un giorno la bella Silvia (nome, sotto il qnale è forse nascosta la Malaspina) e a lei piangente, parlasse cosí (Carducci, Poeti erot. del sec. XVIII, p. 196): «Perché piangi? e che paventi? Mira, disse, o ninfa amata, Di chi preda tu diventi. Tuo nemico, no, non son. Giusto è ben ch’io te rapissi, Se tu il cor pria mi rapisti E superba mi feristi Coi begli occhi l’alma in sen». Cas.
  3. 72. la seconda piaga: la prima piaga fu fatta nel petto di Amore da Psiche.
  4. 73. di Mnemosine le figlie: le Muse. Cfr. Musog., v. 27 e seg.
  5. 75. la Parma: fiume che passa per la città del medesimo nome.
  6. 77. le cecropie ruine: le ruine d’Atene, donde Minerva era già lungo tempo prima fuggita per venire in Roma. Cfr. la nota al v. L a p. 2, e i vv. 125 e segg. a p. 7.
  7. 79. e degli spenti altari ecc.: e ridestato l’amore degli studi.
  8. 80. d’Academo ecc.: negli orti d’Academo, a poca distanza da Atene su le sponde del Cefiso, Platone (429 circa-346 av. C.) insegnò per venti anni la sua filosofia e fondò la scuola che fu detta Academia.
  9. 83. D’un altro Peripato: dell’università parmense. Peripato fu detta la scuola di Aristotile (384-322 av. C.) nel Liceo di Atene, perché questo grande filosofo insegnava passeggiando (gr. peripatéo). E il nome rimase a’ discepoli, che furono detti Peripatetici. Cfr. Cicerone Acad. IV, 17.
  10. 84.