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78 | IN MORTE DI UGO BASSVILLE |
Amaranto1 immortal e su le gote
Il bacio ottenne dell’eterna pace.
E allor s’udiro consonanze e note
D’ineffabil dolcezza, e i tondi balli
195Ricominciâr delle stellate rote.
Piú veloci esultarono i cavalli
Portatori del giorno, e di grand’orme
Stampâr l’arringo degli eterei calli.
Gioiva intanto del misfatto enorme
200L’accecata Parigi, e sull’arena2
Giacea la regal testa e il tronco informe;
E il caldo rivo della sacra3 vena
La ria terra bagnava, ancor piú ria
Di quella che mirò d’Atreo la cena4.
205Nuda e squallida intorno vi venía
Turba di larve di quel sangue ghiotte5,
E tutta di lor bruna era la via.
Qual da fesse muraglie e cave grotte
Sbucano di Minèo l’atre figliuole6,
210Quando ai fiori il color toglie la notte,
Ch’ir le vedi e redire e far carole
Sul capo al vïandante o sovra il lago,
Finché non esce a saettarle7 il sole;
Non altrimenti a volo strano e vago
215D’ogni parte erompea l’oscena schiera;
Ed ulular s’udiva, a quell’immago
Che fan sul margo d’una fonte nera
I lupi sospettosi e vagabondi
A ber venuti a truppa in su la sera.
220Correan quei vani8 simulacri immondi
Al sanguigno ruscel, sporgendo il muso,
L’un dall’altro incalzati e sitibondi.
Ma in guardia vi sedea nell’arme chiuso
Un fiero cherubin, che, steso il brando,
225Quel barbaro sitir rendea deluso.
E le larve a dar volta, e mugolando
A stiparsi, e parer vento che rotto
- ↑ Amaranto: fiore ch’è simbolo dell’immortalità (gr. amárantos: che non si corrompe. Cfr. Plinio St. Nat. XXI. 8).
- ↑ e sull’arena ecc. Virgilio En. II, 557: lacet ingens litore truncus, Avulsumque humeris caput, et sine nomine corpus.
- ↑ sacra: della sacra persona del re.
- ↑ Di quella ecc.: di Micene, ove il re Atreo per punire suo fratello Tieste che gli aveva sedotta la moglie, gl’imbandí in un convito le membra del figlio nato da quell’incesto.
- ↑ di quel sangue ghiotte: Cfr. Stazio Teb. IV, 449.
- ↑ di Minèo l’atre figliuole: le nottole, che furono già figlie di Minèo tebano e sprezzatricl del culto di Bacco. Cfr. Ovidio Metam. IV, 389.
- ↑ A saettarle co’ raggi, che son come saette di luce. Cfr. Dante Purg. ii, 55.
- ↑ vani
…».