Di Lesbia il dolce viso
Ne’ petti a mille a mille
Desta d’amor faville,
E il Ciel serena al lampeggiar d’un riso.
Non v’ha Faon sì crudo
Che a que’ possenti strali
Faccia or del petto scudo,
Ch’Ella piaga gli Dei non che i mortali;
E lieto benedice
Di Lesbia i ceppi il prigionier felice.
Lesbia le ardite penne
Spiegando a nobil volo
Alto poggiò dal suolo,
E di Pindo alle cime ardue pervenne;
Colà fra i sacri boschi
Dei sempre verdi allori
Sciolse i bei modi Toschi,
E delle Ninfe Ascree si aggiunse ai cori.
In l’Eliconio speco
Le sole rime su£ ripete or l’eco.