Le accende a l’ira, e lor gode esser duce. 70Sciolgono allora a’ cenni tubi dal porto
Cento spalmate navi, e le furenti
Procelle disprezzando e i neri flutti,
Imperan minacciose all’Oceano;
E ovunque drizzan le velate antenne 75Le segue amica la Vittoria a volo.
Ma non convien di pastorella al canto
Tuoi fasti rammentar, o Tu esser voglia
Nume di pace, o Pallade guerriera.
Felici que’ che ponno in sulla incude 80Febea temprar bei carmi armonïosi
Che di Te sieno degni, e a Te gli studj
Tutti sacrar, tutti sacrare i giorni!
Io qui sul margo del mio patrio fiume,
Se Tu noi prendi, o Augusta Donna, a sdegno, 85Di bianchi marmi innalzerotti un’Ara,
Cui faccian grata insieme ombra e corona
Idalj mirti, e verdeggianti allori;
Che alla corteccia intorno il tuo gran Nome
Portando inciso cresceranno alteri. 90A questa innanzi de’ più eletti fiori
Serti offrirò; poi le ineguali canne
Svegliando, invece di cantar tue laudi,
Cui mal si accorderìa silvestre avena,
Andrò agli Dei mettendo ardenti prieghi,