Pagina:Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi tra le pastorelle arcadi Lesbia Cidonia, 1820.djvu/138

Da Wikisource.
126

     Foci del Gange, ed oltre alle remote
     Erculee mete, le campagne, i colli,
     45I deserti, le rupi allegra, e inaura,
     Onde grata ogni gente ancor più rude
     D’inni tributo al sovran Astro invìa.
     Ben Tu, che quasi Deïtà novella
     Qua giù splendi, Tu il sai, che in ogni lido
     50Sincere voci le tue geste, e i tanti
     Favori tuoi van celebrando a gara.
     Sai che a l’Italia in sen, che lungo all’Istro,
     Lunghesso il Reno, e del Tamigi in riva
     E della Senna i più sublimi spirti
     55Sacri ad Apollo, Te chiaman lor Nume.
     Ma come al piè del Regnator dell’Etra
     Che de’ mortali a suo voler le sorti
     Tempra, e con larga man versa i suoi doni,
     Mugghia pur anche il tuono, e di vendetta
     60Ministro avvampa il fulmine trisulco;
     Così del Trono al piede, onde discende
     Il tuo regio favor, veglia pur sempre
     La Forza invitta, e sta il Terror sull’ali
     Sovra de’ tuoi nemici a piombar pronto,
     65Qualor dell’armi il formidabil Genio
     A scuoter l’asta, e a trïonfar t’invita.
     Sorge repente allora, e i campi ingombra
     Selva di armate squadre, e Marte fiero