Foci del Gange, ed oltre alle remote
Erculee mete, le campagne, i colli, 45I deserti, le rupi allegra, e inaura,
Onde grata ogni gente ancor più rude
D’inni tributo al sovran Astro invìa.
Ben Tu, che quasi Deïtà novella
Qua giù splendi, Tu il sai, che in ogni lido 50Sincere voci le tue geste, e i tanti
Favori tuoi van celebrando a gara.
Sai che a l’Italia in sen, che lungo all’Istro,
Lunghesso il Reno, e del Tamigi in riva
E della Senna i più sublimi spirti 55Sacri ad Apollo, Te chiaman lor Nume.
Ma come al piè del Regnator dell’Etra
Che de’ mortali a suo voler le sorti
Tempra, e con larga man versa i suoi doni,
Mugghia pur anche il tuono, e di vendetta 60Ministro avvampa il fulmine trisulco;
Così del Trono al piede, onde discende
Il tuo regio favor, veglia pur sempre
La Forza invitta, e sta il Terror sull’ali
Sovra de’ tuoi nemici a piombar pronto, 65Qualor dell’armi il formidabil Genio
A scuoter l’asta, e a trïonfar t’invita.
Sorge repente allora, e i campi ingombra
Selva di armate squadre, e Marte fiero