Pagina:Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi tra le pastorelle arcadi Lesbia Cidonia, 1820.djvu/173

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     Tenendo i lumi, da cui largo piove
     Inconsolabil pianto, odila ognora
     45Di te ripeter singhiozzando il nome.
     Lassa! Ella volge ognor ne’ pensier suoi
     Quanto oprasti per lei, e mille, e mille
     Suoi cari figli vede ancor serbati
     Questa dolce a spirar aura di vita,
     50Che già foran nud’ossa, e poca polve,
     Se l’amica tua man non li toglieva
     Di morte a l’empia inesorabìl falce.
     Oh quante volte, allor ch’era ne l’ombre
     Di fitta notte oscura il mondo involto,
     55A’ mesti gridi che chiedean conforto
     Troncasti il tuo riposo, e de le piogge
     Sprezzator e de’ venti, ove il cammino
     Ti additava pietà, che t’era al fianco,
     Gli egri languenti ad alleviar corresti!
     60Te i ricchi tetti, te gli alberghi umìli
     Accolser spesso qual propizio nume,
     E al tuo dolce apparir de’ morbi rei
     Vider frangersi l’ire, e de la bella
     Salute amica balenar la speme.
     65Ed ancor forse l’odi, e forse ancora
     La voce lamentevole ti fiede
     Di chi privo di te langue, e te solo
     Ne’ mali suoi, te va cercando invano.