Pur apparve repente e a me benigna
Con rosea faccia la salute arrise, 20Cui tante io porte avea preghiere invano;
Come il fragor cessato, e lo spavento
Di torbida procella, che versando
Impetuosa grandine sonante
Spogliò le selve, e fè de’ campi strazio, 25Di settemplice luce colorato
Appar l’arco di pace, e stan sull’ali
A contemplarlo in dolce calma i venti
Io volli allora de’ miei carmi un serto
Alla invitta offerir Figlia di Giano, 30E gli avvivati studj, e l’arti tutte
D’intensa gara accese, e l’indefesso
Commercio che da tanti estranj climi
A man piena le reca ampj tesori,
E la sovrana Libertà, che intatti 35I suoi vessilli additar gode, e l’alte
Sue magnanime imprese, e il sangue sparso
De’ Canevan, e de’ Pinelli suoi,
Tutto io volgea nell’agitata mente,
Ed al mio plettro già stendea la mano; 40Ma d’improvviso l’Ombra a me davanti
Stette di sacro Vate, che silenzio
Imperiosa, e di cotanto ardire
Quasi sdegnata, alle mie labbra impose.