Pagina:Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi tra le pastorelle arcadi Lesbia Cidonia, 1820.djvu/26

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onde giungono ad assoggettare la profondità del giudizio, e l’elevazione del genio, che a noi soli vogliamo attribuire giudici insieme e parte in questa causa sempre male difesa, e mal combattuta con vicendevole parzialità? Lesbia felice, che sortita avendo un’indole dolce, e modesta sapesti vincere tante lusinghe, dalle quali nell’altre donne vien nudrita una cieca idolatrìa di se stesse tra le insidie d’un amor proprio ancor più cieco, e tra quelle della bellezza unita al talento, e della seduzione dell’entusiasmo spirato nel cuor degli uomini affascinati!

Or miriamola adunque nella quiete della vita privata in mezzo a veri adoratori suoi, cioè parenti, amici, e spesso stranieri, che la visitavano per la sua fama, e per conoscenza fattane in altre parti. Eccola sempre più amabile malgrado la mala fortuna, che non ci vuol Profeti in patria, e dove noi siamo il più spesso per nostra colpa, spregiandone gli usi, e le persone per le memorie de’ più grandi oggetti ammirati da noi, e per illusione d’esser noi pure divenuti più grandi per quelli. Niun s’avvide ch’ella seco avesse