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IN VERONA


SONETTO


Nocchier che l’ampio pelago infedele
     Corse di merci peregrine in traccia,
     Mentre il lido apparir con lieta faccia
     Vede, e già pensa ammainar le vele;

Se improvviso lo assai vento crudele
     Che indietro lo respinse e in alto il caccia,
     Piange, sospira, e di dolor si straccia
     Ferendo il ciel d’inutili querele.

Così mi lagno anch’io che corre il frutto
     Già sperai de’ miei voti e un fiero istante
     Tutte cangiò le mie speranze in lutto;

E per maggior tormento a pensier miei
     Ognor la cara immagine davante
     Sta di quel ben che misera perdei.