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SCRITTO DA BERGAMO
ALLO STESSO
SONETTO
Fervido riede il mio pensier sovente
A la cara Città ch’Adige parte,
E le vie ne contempla a parte a parte
E gli archi alteri, e il dolce, aere ridente.
Ma ovunque egli si aggira, ognor presente
Ha la tua cara imago in cui son sparte
Le grazie tutte, e donde il telo parte,
Che m’apre il core, e tienimi egra e languente.
Come allor ch’io fui teco a par del vento
Ali veloci il Tempo ebbe fuggendo,
Che tanto ahi lassa, or m’è nojoso e lento!
Oh giorni! oh rive amate! ed oh infedele
Destin che allor mi arrise, or va spargendo
Ogni mia gioja di tristezza, e fele.