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Pagina:Poesie greche.djvu/10

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Se delle Muse tue odo i concenti
     O da’ tuoi gravi sofi attingo il vero,
     Grido: — maestra fosti delle genti.



II.


Il semitico Dio parlò tremendo
     Dal monte, ove Mosè supplice ascese.
     Guizzavano pel ciel folgori accese,
     S’udia di tuoni il reboare immenso,
Onde le turbe ebree sentîr fremendo
     Le dive leggi, da terror sorprese.
     Iddio fu tutto, e in sè tutto comprese.
     Umil fu l’uom, l’ira di lui temendo.
Ma con gli Dei parlò la greca gente,
     Con lor die’ vita a poderosi eroi,
     Ascese il forte agli astri rilucenti.
Vicino all’uom sorgea presente il Nume,
     Per lui sorgea Febo dai lidi Eöi,
     Per lui splendeva di Dïana il lume.


III.


A Venere Capitolina.


O Venere, favelli? Ed io t’ascolto
     Mentre in cor piovi una confusa brama.
     L’anima mia viva ti sente, e t’ama
     Per quelle membra tue, per quel tuo volto.
In te del bello ogni splendore è accolto,
     Che alcun descrisse o cui decanta fama.