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Guai se sdegnato Amore o la sua madre
     Avversi strali altrui vibrava in core!
     Di sè Narcisso ardea, Mirra del padre,
     E gemea Saffo in suono di dolore.



VI.


VITA GRECA.


Dolce la vita era alla greca prole,
     E l’abbelliva il riso di natura...
     Era la Terra diva e divo il Sole,
     L’Arte mostrò la luce sua più pura.
Nell’esultar di prandì, di carole,
     Ne’ Fori, ne’ Teatri o in pinte mura
     O d’Amor nelle fervidi parole
     Bevean l’oblio d’ogni dogliosa cura.
Ma d’Ade buia aprivasi la soglia,
     In cui scendendo l’alma miserella
     De’ dì perduti avea desire e doglia,
Temeva l’Acheronte, il truce viso
     E di Caronte l’atra navicella.
     Nè a confortarla pur valea l’Eliso.



VII.


SEGUE.


Tra i fiori Anacreonte
     A mensa giubilava,
     E, sereno la fronte,
     Anche il fato sfidava.