Pagina:Poesie greche.djvu/51

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     Spingendo innanzi il petto, alla dimora 1
     De’ nemici appressandoti tranquillo.
     Vincendo, gioia non mostrarne aperta,
     Nè, vinto, in casa tua farne lamento,
     Abbattuto: gioisci nelle liete
     Vicende, e per le rie non aver doglia
     Oltre misura: volgi in tuo pensiero
     Qual vece abbia tra gli uomini fortuna.



VII.


Non v’ha ricchezza, cui sperar non sia
     Concesso conseguire o che stupore
     Rechi, chè Giove degli Olimpii padre
     La notte fe’ dal mezzogiorno uscire,
     Spenta la luce del fulgente Sole,
     Tal che doglia e timor gli uomini invase.
     Ma dal medesmo ancor vengono all’uomo
     Anche le fide e desiate cose.
     Niun più si meravigli in mezzo a noi
     Pur vedendo che fiere i salsi flutti
     Cangino con delfini e lor più piaccia
     Del mar sonante il flutto che la terra
     E ch’a’ delfini sia più grato il monte 2.



VIII.


Dell’Enialio rege 3
     Ben io ministro sono,


  1. Altri legge δοκοΐς aste.
  2. L’ecclissi solare, che spaventava gli antichi.
  3. Marte.