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Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico I.djvu/257

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E forse allor più d’un che va fuggendo
     Sdegnosamente la tua pia chiamata,
     54Te d’illusi ignoranti idol credendo,

Fermerà il passo perch’io t’ho cantata,
     E ridirà: — Ma chi è mai costei,
     57Che pur da quell’altero è commendata?

Alzando gli occhi imparerà chi sei;
     Stupirà, t’amerà, nobil rossore
     60Avrà, qual ebbi degl’indugi rei.

Ma, deh! ti mostra madre al peccatore
     Pur se debole ei resta, e se talvolta
     63Inchinato a viltà gli scerni il core.

Poca mia possa, ma tua possa è molta;
     Per balze, per fiumane or tremo, or cado,
     66Ma, qual ch’io sia, tu le mie grida ascolta.

Spesse fïate in malagevol guado
     Mi porgesti la mano, e uscii dell’onde;
     69M’alzi tua dolce man di grado in grado
   
Da questi rischi alle celesti sponde!