Ma se pur le parole dell’uomo
In concento divin commutate
Al Signor non salissero grate, 238E vibrasse tremendo flagel,
La preghiera che alzaro i credenti
Infeconda giammai non si fora,
Sempre i cor la preghiera migliora, 242Sempre l’uom riconcilia col ciel.
E dopo l’anno in cui sole o procella
Di frutti la campagna han desertato,
Riedono i contadini in la novella 246 di maggio al supplicare usato.
Di sue peccata ognun castigo appella
L’arsura o i nembi del trist’anno andato;
Ognun con penitenza più sincera 250Da Dio depreca tai sciagure, e spera.
Venga a que’ giorni il vate ed il pittore
Sulla bella collina d’Eridàno,
E contempli quel quadro incantatore 254Cui son limite l’alpi da lontano.
Di bellezza uno spirito e d’amore
Diffuso è là sui monti, e là sul piano,
E qui sui poggi, e sui due fiumi, donde 258Accarezzan Taurin le amabil onde.