Viltà sembrato mi sarìa modesti
Accenti opporre ad arroganza tanta.
Tel confesso, signor: ciò che gli dissi
Appena il so. Non l’insultai, ma cose 395Di foco, certo, mi piovean dal labbro
Contro a’ denigratori; e di te laude
Tal gli tessei, che fu colpito e plause. Va, buon servo, mi disse, amo il tuo ardire, Ma non del tuo signor la ipocrisia. 400— Oh ciel! diss’egli ipocrisia? Ingannato
Non t’han le orecchie tue?
— Disselo, il giuro.—
A queste voci il cavalier si torse
Rabbïoso le mani, e con un misto
Di voluttà e di fremito, in più pezzi 405Franse un anel, che dono era d’Irnando,
Ed a’caduti pezzi impallidendo
Il piede impose, e li calcò nel fango.
— È finito! proruppe. — Ed iracondo
Lagrimava, nè udìa del messaggero 410Parola più, nè rispondeagli.
A guerra
Precipitato contra Irnando ei fora;
Ma nol permise il ciel. D’una sorella
Alla difesa mover dee Camillo,