Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/110

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Lor condivider che sia oltraggio al dritto? ―
     Dall’anima d’Elina un « sì! » prorompe,
E si stringono al seno.
                                              Irnando balza
Rapito a quella vista, a quegli accenti,
560E vorrìa discolparsi; ad Ildegarde
Vorrìa provar nessuna esso aver colpa
Nell’odio sorto fra Camillo e lui.
Strano mortal! mentr’ei d’inenarrati
Spregi e d’ingratitudine a Camillo
565Accusa vibra, il corruccioso lagno
Con cui ne parla, non par quel dell’odio,
Ma d’un amor geloso. Ei non perdona
All’uom ch’ei tanto amava, essersi fatto
Un idol d’altra gente! aver potuto
570Per nemici obblïar sì sviscerato
Fratel, qual gli era dall’infanzia Irnando.
     Ciò non isfugge all’ospite avveduta,
E con lenta eloquenza insinüante,
Che più e più le udenti anime scuote,
575Pinge in Camillo a que’ trascorsi tempi
Un fautor generoso (errante forse,
Ma generoso) d’abbagliante insegna,
E che a virtù immolar tutto credea,
Fin le dolcezze d’amistà più care.