Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/146

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Frodi e stoltezze e ineluttabili onte
390Sul nome di Tommaso accumulate,
Perchè ligio all’astuta Insubre possa,
Ed uopi urgenti di riparo, e prove
Che il maggior uopo a’ Saluzzesi fosse
E a tutta Italia l’unità d’omaggio
395Di quanti erano feudi al re Roberto.
     Ed Ugo ai cavalieri: — Il mio suffragio
Certo sarìa per la comun concordia
Sotto uno scettro o ghibellino o guelfo,
Ma non basta d’afflitti animi il voto
400Perchè cessi il poter dell’ire antiche
In un popol di stirpi concitate
Ad aneliti varii e a varii lucri;
E ragioni si schierano possenti
Al mio intelletto, sì ch’io neghi al regno
405D’uno straniero in Puglia incoronato
Il giunger con sua fama e co’ suoi brandi
A collegarci a reverenza e pace.
     — Pensa, o canuto, ch’alto assunto è il nostro:
Degna è di te l’aïta.
                                   — Aïta bramo
410Recarvi, sì: guisa sol una io scorgo.
     — Qual?
                 — Del popolo agli occhi e degli armati