Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/162

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Venne sospinto ai sanguinosi altari.
     Il braccio afferra del nipote, e dice
Con autorevol grido:
                                           — O sciagurato,
Non di lagrime è d’uopo in queste colpe,
780Ma di nobil rimorso! A me la cura
Lascia di queste miserande spoglie
Di giusti da feroci arme sgozzati,
E volgi ad opre valorose. Espìa
Il breve tuo delirio: appella, aduna,
785Suscita i forti delle valli. Insieme
V’avvincolate con possenti giuri:
Pio ghibellino ridivieni e pugna.
     Abbracciò il giovin cavalier le piante
Del magnanimo zio. Questi con forza
790Lo rïalzo, gli ripetè il comando,
Gli mostrò i consanguinei trucidati
E il rosso altare e le spezzate croci;
Raccapricciò Eleardo, il cor gl’invase
Lampo di speme, si riscosse e sparve.
     795Che avvien di lui, mentre lo zio infelice
Riman nel tempio e fra dolenti voci
D’alcuni inconsolati villanelli
E di pietose donne, a tanti uccisi
D’ultima carità rende gli ufizi?