Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/163

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     800Strazïato Eleardo dal conflitto
De’ sinistri pensieri, asceso in sella,
Simile a forsennato errò per vie,
Per prati e per arene di torrenti,
Chiedendo a sè medesmo e al ciel chiedendo
805Che fare omai dovesse. Un forte impulso
L’agitava, e diceagli ad ogni istante
D’obbedir senza indugio ai sacri detti
Del morente Lunello e ai detti d’Ugo,
Ridivenendo ghibellin. Ma in core
810L’astuto angiol del mal gli rinnovava
Quel lusinghiero dubbio: — E se agli scempi
Inevitati di que’ giorni atroci,
Che forse gettan falsa ombra maligna
Sul benefico intento di Manfredo,
815Succedesser davvero inclite prove
D’alto senno in Manfredo e di giustizia,
Sì che alla patria giovamento e lustro
Per lunga età tornasse? Impresa egregia
Senza olocausti non compìasi mai,
820Nè per questi dar loco a terror debbe
L’alma del forte, a giusta gloria inteso.
     Così fra le incertezze e le speranze
E i rimbrotti del cor riede Eleardo
Delle masnade assedïanti al campo.