Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/17

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     35D’un magnanimo vate era il periglio,
     E più il periglio d’un illustre oppresso,
     Se vergin trovadrice alla crucciata
     Alma d’un generoso imperadore
     Pacificanti melodìe opportune
     40Dal mite e saggio cor non effondea.
          Quando Italia ordinar, lacera in mille
     Avversanti poteri, ebbe promesso
     Il rege Ottone, e di Verona al circo
     Chiamò l’alta adunanza, ove concorse
     45Ogni baron d’elmo o di mitra ornato,
     Ch’oltre o di qua dell’alpi avesse nome,
     Immensa moltitudini coronava
     Sull’anfiteatrale ampia scalea
     La vasta piazza, in mezzo a cui d’Augusto
     50La maestà fulger vedeasi, e quella
     De’ reggenti minori. A gara e dritti
     S’agitavano e accuse. Ora fremente
     Rattenendo la giusta ira nel petto,
     Or con dolce sorriso, il re supremo
     55Ascoltava e tacea dissimulando,
     Però che pria di pronunciar sue leggi,
     Gli altri indagava e maturava il senno.
          Fra le orrende in que’ dì scagliate accuse
     Contro a veri o supposti empi, colpita