Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/187

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1370Sovra il suo seggio impallidisce, e copre
Il timor collo sdegno, alto sclamando:
     — La prima volta i dì sparmiammo al tristo;
In nostre mani or riede, e, qual lo merta,
Guiderdon di sua audacia avrà la scure.
     1375Solleciti provveggono Manfredo
E il sir del Balzo al moversi di lance
Che di Tommaso sperdano i fautori,
E s’odon rinnovar le invereconde
Del patrio ben promesse. Odonsi voci
1380D’increscimento onde si dice afflitto
Degli scempii Manfredo. Odonsi voci
Di futura clemenza irrevocata,
E di leggi paterne, e di novello
Tribunale integerrimo, e d’onori
1385A chi giovi col senno e colla spada
Al marchese, allo stato, ai sacri altari.
     Uso antico, perenne è di potenze
Su rapina fondate, allor che spunta
Il giorno del periglio, il serrar l’ugne
1390Sovra l’oppresso volgo e accarezzarlo,
E sfoggiar mire eccelse a sgombrar tutti
Alfìn gli avanzi de’ passati danni.
     Di nuovo suona piucchè mai d’astuti
Stranieri l’eloquenza: essi la mente