Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/19

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     Gode l’accusator, gode una turba
     85D’invidïosi or satisfatta, e ognuno
     Di que’ nemici aspetta la imminente
     Del prigionier condanna; e non pertanto
     V’ha moltitudin pur d’illustri e d’imi,
     Che reo stimar non san quel, già fra’ sommi
     90Seguaci di virtude annoverato.
          Le cure mille del Tedesco Impero
     E del regale Italo serto, e il vivo
     Desìo di non fallir, tengon sospesa
     L’alma d’Otton per varii giorni. Intanto
     95Veniva egli nel circo alle adunanze,
     E più del consueto era cruccioso,
     E de’ suoi fidi gl’intelletti ognora
     Feansi industri con feste a serenarlo.
          Misti alla densa spettatrice folla
     100Palpitavan due petti, usi coll’arpa
     A ridir cose non del volgo: a loro
     D’ogni grande spettacolo la vista
     Era di grandi sensi ispiratrice.
     Uno è il vecchio Romeo, guerrier de’ monti
     105Onde scende Eridan; l’altro Aldigero,
     Suo figliuolo e discepolo: Aldigero
     Non noto sol per gl’inni suoi gagliardi,
     Ma formidabil nelle patrie pugne,