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Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/215

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( 213 )

                            Fu ricondotta al padre
La sventurata, ed ancorchè d’affanno
Le sanguinasse il cor, pur di lui vide
Con maraviglia la quïete, e grazie
2040Alla Donna degli Angioli ne rese,
Ed impose a sè stessa umiltà, pace,
Eroica forza. Ella piangea, ma freno
Ponea a’ lamenti, e con devote ciglia
Mirava il padre, e sue parole tutte
2045Accoglieva nell’anima siccome
Parole d’uom che santamente muoia.
     Festivo era quel giorno, e perciò l’altro
Pei supplizi aspettavasi. Omai tarda
Era la sera, ed Ugo apparecchiati
2050A pio morire aveva altri prigioni.
Ritorna ei quindi presso Arrigo, e i proprii
Palpitamenti di pietà vorrìa
Celare in parte: — O cavaliero! o donna! . . .
Tutto puossi con Dio! . . .
                                                    — Dal padre amato
2055Deh, ch’io non venga separata ancora!
Lontana è l’alba.
                                   — Più crudel sarìa
Vicino all’alba separarvi.
                                                    Arrigo