Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/234

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Ch’uniche sciorre un dì sapean, non trova:
Non trova, ed ahi! la prima volta è questa
205Che inobbedito di suo padre è il cenno.
     — Più de’ pensier miei tristi or malaugurio
M’è il tuo silenzio, ei dice.
                                                         E lo spavento
In lei crescendo, e a’ rai primi del sole
Splender veggendo le volanti frecce,
210Improvviso s’arresta. — Oh genitore!
Non c’inoltriam: non odi tu le strida
Degli assassini?
                               — Il figlio, il figlio mio
Forse a morte strascinano: affrettiamci.
     — Deh, padre, ferma! a’ piedi tuoi ten prego.
215Io stessa innanzi andronne, e se Ioffrido
In vita è ancor, di novo al fianco tuo
Tosto mi rendo, ma te . . . oh ciel! raddurre
Te vivo a casa allor io possa almeno!
     — Sciagurata, che parli? Orrende cose
220Forse tu vedi e a me non dici. Ovvero
Fra quelle voci che il mio antico orecchio
Non distinte percuotono, tu scerni
Voci di morte e del fratello il nome.
Che vedi tu? Che al giovenil tuo orecchio
225Porta il tumultuoso aere d’atroce?