Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/244

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Ti basti, fuggi, e t’accompagni il cielo!
     Clara sparve, ciò detto. E l’infelice
Tiranno — Angiol! gridò. — Poi diè dal core
Uno scroscio di pianto. Ed allor forse
445Pentimento verace a lui fu strazio,
Le proprie atroci colpe rammentando,
E rammentando il giovine Ioffrido,
E quel misero cieco che appoggiato
Ad un alber credeasi, e gli grondava
450Sovra la testa, ahi, di suo figlio il sangue!
     Frettoloso Manfredo i doni tolse,
L’inaudita pietà benedicendo;
D’Aroldo cinse su le spalle il manto,
E quindi a pochi tratti il vide Clara
455Dalla fenestra, che, al cortil venuto,
Con sembiante commosso intorno intorno
Iva gli occhi volgendo, e verso il cielo
In atto di preghiera ergea le mani,
Poi le briglie toccava ed era in sella.
     460Fermato ivi un istante, ad alta voce
Mise queste parole: — Aroldo! Aroldo!
Tu sol Manfredo hai vinto. Io del perduto
Seggio e de’ vituperi onde vo sazio,
Consolarmi potrò; non potrò mai
465Consolarmi d’aver tua nobil alma