Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/260

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Per le vie di Milan muto passeggia,
E questa in ogni dove or celebrata
Prosperità, è menzogna. A signoria
160Dritti non ha Luchino, e dove manca
La possanza de’ dritti, usasi il ferro.
     — Fole, Gilnero mio.
                                                — Fole? E l’indegna
Di Luchino alleanza oggi col rio
Filippin de’ Gonzaghi, uom che fregiato
165Della corona mantovana obblìa
Ogni fè signorile, e omai s’agguaglia
Con sue perfidie ai masnadier più vili?
Udiste pur di Filippin l’infame
Sovr’Obizzo degli Esti tradimento,
170Promettendogli il passo, e su lui quindi
Con oste scellerata prorompendo
Che fe’ de’ pellegrini ampio macello?
     Vero, inaudito, orribile misfatto
Mentovava Gilnero, e collegato
175Col truce sire infatti era il Visconte.
     — Taci, dicea Roccello al temerario
Ragionator. Ma breve tempo quegli
Ammutolisce e a mormorar ripiglia:
     — Luchino un grande cavalier? Luchino
180Degno di regio serto? Il salvatore