Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/259

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Poser del saluzzese ospite, a segno
Che men trista gli parve una sciagura,
Il non trovar tra’ Milanesi amati
135Alcuni volti consanguinei. Morte
Ed esilio colpite avean più teste
Ne’ giorni infausti in che Luchino ad uno
De’ suoi proprii fratelli, al bellicoso
Marco, troncò le trame e in un la vita.
     140Roccel creder non può che nell’orrenda
Storia del fratricidio il gran Visconte
Da tiranno operasse. Ode assai bocche
Giustificarlo ed attestar che il sire
Dannò, costretto da giustizia e rischio,
145L’empio fratello, e in condannarlo pianse.
     Sol dopo trenta giorni al buon Gilnero
Badò Roccello alquanto. — Il cor, signore,
Quei gli dicea, voi nella reggia aprite
Alle voci di tali infra i Lombardi,
150Cui prodiga Luchino ogni onoranza:
Io parlo al popol. Di Luchino il regno
Regno è di frodi e sangue. Il trucidato
Marco avea queste colpe: alti pensieri
Pel comun bene e invitta spada e senno.
155Tolta la vita all’innocente prode,
Vite molt’altre caddero. Il terrore