S’asciugaron le ciglia.
Entro il regnetto
Della prosapia da Carrara i passi
Misero i vïaggianti, ed ivi i dotti 405Portici Padovani appena tocchi
Venner dal cavaliero, a questo un fante
Cortese come il Veneto affacciossi.
— Illustre sir, picciolo prence è il nostro,
E l’ira di san Marco evitar debbe: 410A voi di là bandito i Padovani
Dar non possono ospizio: uscir vi piaccia.
Sulle cavalcature i Saluzzesi
Risaliron mirandosi, e Gilnero
Vermiglia come brage avea la faccia. 415— Spero, disse a Roccel, che da ogni lido
Sarem cacciati come ladri, e grazia
Poca non fia se n’è sparmiato il laccio.
Ma novamente in breve eccoli a riva
Stanzïati dell’Adige, il fremente 420Gilnero sbadigliando, e il lieto sire
Gioie di cavalieri assaporando
Ora a torneamenti, or a pompose
Sere di corte, ove su nobili arpe
La scaligera gloria i trovadori 425Su tutte glorie esaltano, e obblïato