Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/273

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Sire, a quelle bell’onde, a que’ bei colli,
Aquel sublime anfiteatro, a quella
Cavalleresca, franca indol soave
Della incorrotta Veronese stirpe.
480E da lei ci togliam? Sire, io non penso
Che pur qui v’abbian detto: « Ite in mal’ora ».
     — Temerario!
                             — Ma dunque . . .
                                                             — Ognor vaghezza
Di Fiorenza ebbi, e visitarla or voglio,
E so ch’ella Verona in pregio vince.
     485— Bel pregio, parmi, esser madrigna atroce
A quel re de’ poeti, onde cotanto
Italia e tutta umanità s’onora!
     — Dell’Alighieri a’ tempi incrudeliva
Parte malvagia entro Fiorenza; or pio
490Vi campeggia stendardo, e all’Alighieri
Culto, siccome a patrio angiol, si rende.
     Mossi i duo Saluzzesi ecco alla volta
Delle tosche amenissime colline,
E toccan pria le fertili campagne
495Dell’Abdüano, e non si ferman, tanta
Ira colà nutrono i petti al nome
Di Filippin di Mantova tiranno;
E varcan per Ferrara, egregia sede