695L’espose a risse ed a coltelli. A stento
Si strascinò ferito alle ospitali
Soglie d’un chiostro, e le pietose cure
Di Gilnero e de’ frati il serbàr vivo.
Il magnanimo infermo cavaliero 700Più dì e più notti delirò, imprecando
I nemici di Cola e Cola istesso,
E le promesse e le speranze e l’ire
Del suo secol maligno, e ciascheduna
Delle da lui percorse itale spiagge. 705Gilner l’interrompea: — Saluzzo in vero
Non è paese come questi, e vale
Tutte le Rome della terra: ad ogni
Paio di birbi abbiam cinquanta onesti!
Ad ogni donna vil, cento zitelle 710E cento mogli che son perle! Andate
Dove volete, una Saluzzo è sola!
L’infermo cavalier ne’ suoi delirii
Tai di Gilnero udendo amate voci,
Non discernea chi il parlator si fosse, 715E a lui diceva: — Oh! chi se’ tu, cortese
Venerando filosofo, che alfine
Sveli al mio indagatore, avido spirto
La contrada cui tende ogni mia brama,
La contrada de’ buoni?