Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/52

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     Dubbi e i minimi indizi di periglio,
     250E gridò ingratitudine, e diritto
     Alla rivolta. E a grado a grado questa
     Ei necessaria osò chiamare, e il pio
     Ebelin concitarvi. Lo interruppe
     Finalmente Ebelin; duplice tela
     255Come già svolto aveva agli adunati,
     Svolse di novo al tentatore amico:
     Qua la turpezza del tradir, là i vani
     Sforzi a potenza e gloria, ove bruttata
     È nazïon da lunghi odii fraterni.
          260Negli aneliti suoi s’ostinò il core
     Di Guelardo in quel giorno, e seguì poscia
     A ridir con sofistica, inesausta
     Facondia per più dì l’empie sue brame;
     Sì che non poche volte il generoso
     265Ebelino in resistergli, dal mite
     Considerare e dai soavi detti
     Passò a dogliosa maraviglia e sdegno.
          Turbossene colui, ma il turbamento
     Ascose e il disamore, e da quel tempo
     270Crescente invidia in sen covò tremenda.
          Novi succedon fortunati eventi,
     Ch’ognuno attesta glorïosi al senno
     Dell’ottimo Ebelin; ma più Guelardo,