Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/81

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     Qual mano il colpo diè primier? Mal puote
     Fama saperlo. I più disser che ratto
     Un ferro in cor si configgesse il tristo,
     950Altri che Otton percosselo. Il tumulto
     Ferve con rabbia orrenda. In cento brani
     Ecco lacero, pesto, annichilato
     Il cadavere infame. E s’inchinaro
     D’Ebelino anzi il teschio e imperadore
     955Ed ottimati e popolo, e nel tempio
     Dato fu loco alla reliquia santa.
          Altro clamor di giubilo e di rabbia
     Rimbombò nell’inferno, al piombar quivi
     Il traditor, ma sol menonne festa
     960L’abbietta e sciocca de’ demonii plebe:
     Il lor superbo re, poste con ira
     Su Guelardo le luci e le calcagna,
     Urlò: — Che gloria alma sì vil mi reca?