Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/91

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85Movemmo ai genitor, con infinito
Cinguettìo raccontando, io la paura
Ch’ebbi di perder l’adorato amico,
Egli la mia temerità e la prova
Che in questa aveavi di gagliardo amore.
90Oh qual sera di gaudio! oh quanta lode
Al fratellevol nostro affetto i duo
Parenti davan! Come altero Irnando
Mostravasi di me! Com’io di lui! —
Di nostra püerizia i dolci giorni
95Da mille vicenduole ivan cosparsi,
Che all’uno e all’altro certa fean la mutua
E generosa fede! E così stretto
Vincol di due schiettissim’alme . . . il tempo
Dovea spezzarlo!
                                     In questa guisa geme
100Il cavalier Camillo. Ed Ildegarde
Dalle corvine chiome e dalla svelta,
Maestosa statura: — O sposo amato,
Perdona, prego, al mio pensier; non colpa
Fu in te forse d’orgoglio? Hai tu alcun passo
105Nobilmente tentato al benedetto
Dagli Angioli e da Dio pacificarvi?
     — Di nostre nozze intera anco non volge
La luna, o mia diletta, e mal conosci