Del tuo Camillo il cor. Non di rossore 110Perciò si tinga il tuo bel volto, o donna:
Garrir, no, non ti voglio: imparerai
Col tempo qual possanza in questo core
Abbian gli affetti. Se tentai? Se dieci
Volte l’orgoglio mio non s’immolava 115Per racquistarmi quell’amico? Indarno!
Ei più non è quello di pria: uno spirto
Di maligna superbia il signoreggia:
Ei (tu vedi s’io fremo a questo detto!)
Ei mi dispregia! —
L’arrossita dianzi 120Ildegarde a tai detti impallidiva,
Mostrüoso sembrandole il destarsi
Dispregio in chi che sia verso un mortale
Sì per cavallereschi atti famoso,
Qual era il pio Camillo. E l’abbracciava 125Vibrando sguardi or con gentil disdegno
Alla torre d’Irnando, or con desìo
Passïonato al caro sposo. E.sguardi
Tai gli dicean: « S’altri spregiarti ardisce,
La stima ten compensi in ch’io ti tengo ». 130Qual della inimistà la cagion fosse
De’ duo generosissimi, in diversi
Inni diversamente i trovadori