Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/97

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Stato sarebbe il presentar te stesso
Con amabil fidanza a quell’iroso!
     235— Che parli, o donna? Io, non colpevol, io
Codardamente supplice a’ suoi piedi!
     — Codardìa consigliarti, o mio diletto,
Potrebbe mai la sposa tua? Dinanzi
A lui, supplice no, ma con onesta
240Securtà mosso io ti vorrei. Da quanto
Pinger mi suoli di quel prode offeso,
Incapace ei sarìa di fare ingiuria
A chi chiedesse entro sue torri ospizio. —
     Se il pio consiglio accolga, esita alcuni
245Giorni Camillo; indi alla sposa: — O amica,
A tanto, no, non posso umilïarmi;
Ma non perciò mi ristarò da speme
Di pacificamento. Un messaggero
Mai non mandai direttamente ancora
250Con parole d’onore all’orgoglioso.
Forse gli estranei intercessori sdegna,
Ma vedendo a sè innanzi un mio scudiero,
E amici detti per mia parte udendo,
Commoverassi, e non vorrà esser meno
255Generoso di me. —
                                        Compie Camillo
La divisata prova. Indi attendea