Il ritorno del messo, e d’una sala
Passava in altra irrequïeto, e indugio 260Soverchio gli sembrava.
— Il furibondo
Sdegnasse dare all’invïato ascolto?
O frodoloso intento, o vil lusinga
D’animo impaurito ei sospettasse,
E rispondesse coll’atroce insulto 265Di vïolar con carcere o con morte
La sacra testa dell’araldo mio?
Fellon! Guai se ciò fosse! A molta scese
Mansüetudin questo cor; ma un cenno,
E rïascender lo vedresti ad odio 270Maggior del tuo, più spaventoso, eterno!
Che dico? Bassa villania in quell’alma
Inebbrïata da gigante orgoglio
Non può capir. Abbietto spirto io sono
Che immaginar sì turpe fatto ardisco. 275Intenerito si sarà; lung’ora
Colmerà di dolcissime domande
E d’onoranza il mio scudier; seguirlo
Qui vorrà forse, e rattenuto or fia
Da momentanee cure. A mezzo solo 280Esser seppi magnanimo. Io medesmo,
Come la donna mia mi consigliava,