Io, non un messo, a lui mover dovea.
Oh! alla mia vista uopo ad Irnando certo
Stato non foran più parole; in braccio 285Gettato a me sariasi, e senza vane
Spiegazïoni, e dolorose, entrambo
Rïappellati ci saremmo amici.
Così tra sè il bramoso. Ed evitava,
Per nasconderle il suo perturbamento, 290Della diletta sposa il dolce incontro.
Ei cammina a gran passi; o nella sedia
Breve momento s’agita, e risorge
Tosto con ansia ad amor mista e ad ira,
Or all’una affacciandosi, or all’altra 295Delle fenestre, or fuor della ferrata
Negra sua porta uscendo, e non badando
Al can che gli si appressa, e rispettoso
Scuote la coda, e abbassa il ceffo, e spera
Dalla man signorile esser palpato. 300Dai merli del terrazzo alfin gli sembra
Lo scudier ravvisare. È desso, è desso!
Al cavalier rimescolasi il sangue,
E contener non puossi. Il ponte varca,
Discende in fretta la pendice; incontro 305Al vegnente lo stimola sfrenata
Smania d’udir.