Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/16

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6 angelo mazza

100viril sembiante le premea, tergesti
la bella Poesia. Per te la cetra,
a cui scordâro in nove fogge i nervi
lo stil ventoso e il pueril concento,
suon piú terso imparò. Per te, rinato
105su le ruine de l’errore estinto,
il buon gusto spuntò, che tra ’l sicuro,
ma ognor temprato immaginar, cui forza
acquistan le socratiche dottrine,
tra il ben adatto colorir, tra ’l vario
110ondeggiar de l’armoniche parole,
libero scorre imperioso e grave.
Non qual vorace folgore, che i foschi
aliti assorbe e il cupo ciel rintrona;
non qual si rota assordator torrente,
115che i svèlti sassi e le sfiancate rupi
dietro si tragge a tempestar sul piano:
ma quale albeggia mattutina e pura
la pittrice del mondo eterea luce;
ma qual ritorna maestosamente
120placido l’oceàn, lasciando addietro
lunga sterilitá d’ingrate arene.
     Però non son di bella invidia degni
i versi miei, se l’immortal tuo nome,
facil del suo favore, orma v’imprima?
125Per te, spuntando gl’impiombati strali,
che vibra invan da la venal faretra,
la non temuta dai sublimi ingegni
spensierata censura, arditi in faccia
mostransi al dubbio popolar tumulto;
130né piú san paventar che il manto negro
stenda sovr’essi il tempo, o per la muta
onda di Lete li sommerga oblio.