E qual nuovo spettacolo
di leggi e di costumi
i tifatin m’offersero
colli, albergo de’ numi, 30dell’innocenza e della prisca fé!
L’util lavoro, il sobrio
vitto e l’umil preghiera,
dell’alba al primo rompere
fino alla crocea sera, 35partono l’ore del tranquillo dí:
ora che l’ali battono
lievissime amorose,
e a piene mani spargono
nembo di gigli e rose, 40che tepido favor d’aura nodrí.
Ve’ quai sul perno agevole
moli agitar qui puote
la temprata vertigine
di ben conserte ruote: 45vario, operoso, archimedèo pensier,
abil le fila a svolgere
di seriche matasse
e, dipanate, a torcerle
al rotear dell’asse, 50cui dieder l’onde il grave urto primier.
Fervono l’opre; il genio
veglia d’un re sovr’esse,
radi e sottil qual nebbia
veli la spola intesse, 55tinti dell’India ne’ piú bei color;
che poi le Grazie foggiano
in su le chiome sparte,
e turche bende imitano,
e celano con arte 60d’un gemipomo petto il bel candor.