Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/251

Da Wikisource.

25E in voce e in atto pur di chi conforta

giva intonando il cantico funebre, che dal mondo a partir l’anima esorta. Giá roco era il respiro e le palpebre cadean su le pupille erranti in giro 30e ingombre di mortifere tenèbre.

Quand’ecco, dalle labbra in un sospiro, come fiamma che spiccasi da face, l’anima spaventata uscir io miro. Né dalla stanza giá sparve fugace; 35ma ritta a pie del letto ella s’arresta

il corpo a riguardar che steso giace.

Il fioco lume di lucerna mesta, che in un angolo ardea, col guardo intento mira, ahi vista terribile e funesta! 40II volto illividito e macilento

senza moto e color, muto rimasto,

e negli occhi incavati il giorno spento;

mira il corpo, cadavere giá guasto e omai vicino a imputridir, distrutto 45a ingordi vermi preparato pasto.

Raccapricciò fremendone, e da lutto profondo oppressa, con le luci fisse pur nell’oggetto spaventoso e brutto:

— Ah ! questa è dunque — sospirando disse — 50quella si cara un di terrena spoglia,

donde il dover uscir tanto m’afflisse? Queste le carni a dilettosa voglia ésca un giorno e strumento, or di ribrezzo nauseoso spettacolo e di doglia? 55E a questo impasto vii di fango e lezzo

soggetta io vissi e a’ suoi desir devota? Oh, dell’origin mia turpe disprezzo! —

Mentre in tal guisa contemplava immota quei tristi avanzi, tra rimorso e duolo, 60da una forza invisibile ed ignota.

Poeti minori del Settecento - ni. 16 </poem>