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ii - inni e odi 45

     Dove, nevando, Borea
rende un aspetto in ogni parte, inospiti
spelonche «Odin» rimbombano;
e al guerrier ballo e a’ cantici
100de’ salii Esperia rispondendo va.

     Questi io vorrei di luce
immortalmente cingere:
ma grandeggiar su tutti ecco il gran duce,
che di letizia fremere
105fa l’idumeo palmifero Giordan.
     Quando ricerca e modula
il decacordo armonial salterio,
pendon rapite in giubilo
l’alme figlie di Solima
110dai modi arcani del cantor sovran.

     Lietamente feroce,
ecco, insultando a Sisara,
levar Debora, in Dio salda, sua voce:
carri e destrier che valsero,
115se per Dio fin le stelle, empio, pugnâr?
     Giú pel Cisonne, ondisono
torrente, i corpi estinti or si travolvono:
da la forata tempia
Iahél seppe alfin l’ebria
120di saporoso latte alma cacciar.

     Ben può labbro mortale
vigor d’accenti sciogliere:
se non impenna lor musica l’ale,
nel vòto aer si perdono,
125né alcuna parte ne riceve il ciel.
     Ond’è che i tuoi lá volano,
vergin melodiosa, eletti numeri,
seco traendo l’anima
di chi t’ascolta, immemore
130del patrio nido e del corporeo vel.