Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/122

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sone di tanta fede che a non crederli sembrerebbe follia. Lettere giunte da Como da persone onoratissime che hanno vista la cosa, narrano che in un certo luogo che è lontano cinque miglia di là, alle ventun’ora di sera, fu vista una gran moltitudine di cani che parevano rossi e che si credette fossero quattromila, andare verso la Germania, e seguivano questa prima schiera una gran quantità di bovi e di pecore, dopo questi venivano fanti e cavalieri divisi in coorti ed in bande, alcuni dei quali collo scudo e in così gran numero da parere un esercito; e alcuni di essi pareva che avessero il capo, altri senza capo si vedevano. L’ultima schiera era di un uomo grandissimo come un gigante; stava sopra un grandissimo cavallo e aveva seco gran quantità di giumenti di tutte le sorta. Questo passaggio durò quasi tre ore e lo videro in diversi luoghi; e di ciò sono molti testimoni, uomini e donne, che per veder meglio si avvicinarono. E dopo il tramonto del sole, come se passassero ad altri luoghi, non si videro più.


CLXVII

Altro prodigio.


Dopo pochi giorni e da Roma raccontarono altre cose, e di non dubbia fede, poichè vi sono le prove. Il venti di settembre si scatenò un turbine di venti e furono strappate dal suolo le mura di un castello abbandonato chiamato Borghetto, che è lontano sei miglia dalla città, e la chiesa antichissima che è vicina a quel luogo, e le pietre erano così sminuzzate che pareva fossero state le mani dell’uomo. In una bettola, che era luogo di riposo pei viandanti e dove molti si erano rifugiati, tutto il tetto fu sollevato e portato molto lungi di là sulla via, senza che ne venisse danno ad alcuno. La torre della chiesa di Santa Ruffina, che è lontana dieci miglia dalla città dall’altra parte del Tevere, e verso