Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/153

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facezie 141

CCXXIII

Di un Fiorentino che diceva sempre menzogna.


Eravi a Firenze un tale talmente abituato alla menzogna che mai dalla sua bocca usciva la verità. Uno che andava spesso seco e si era avvezzo a tutte quelle bugie, una volta che incontrò il bugiardo, prima che questo aprisse bocca: “Tu menti, gli disse.” “Come mento, rispose l’altro, se non ho detto alcuna cosa?” “Intendevo di dire, aggiunse il primo, se tu avessi parlato.”


CCXXIV

Di un geloso che si castrò

per conoscere l’onestà della moglie.


Un tale di Gubbio che aveva nome Giovanni, ed era uomo molto geloso, non sapeva trovar certo modo per conoscere se sua moglie avesse avuto relazioni con altri. E il geloso pensò ad una furberia degna di sè stesso, e si castrò, con questo scopo, che, se sua moglie si fosse poi incinta, egli sarebbe stato sicuro del suo adulterio.


CCXXV

Che cosa udì un sacerdote all’offertorio.


Un giorno di festa, all’offertorio, un prete di Firenze riceveva i doni che i fedeli sogliono fare; e, come è costume, a chi offriva diceva le parole: “Avrete per uno cento e possederete la vita eterna.” Un vecchio nobile, che dava un soldo, udite queste parole: “Sarei contento, disse, se mi si rendesse soltanto il capitale.”