Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/175

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facezie 163

le cose sue, e specialmente le pecore, sarebbero per un anno immuni da danno qualsiasi. E il villano, fidando sopra questa promessa, lasciò liberamente vagare le sue pecore, e un lupo glie ne mangiò molte. Sdegnato per questa cosa, quando, l’anno dopo, il frate tornò pe ’l frumento, negò di darglielo, e si lamentò ancora che fossero state vane le sue promesse. E chiestane il frate la ragione, rispose il villano che il lupo gli aveva rapito le pecore: “Il lupo? disse l’altro; oh! oh! è esso una cattiva bestia, e non te ne fidare; non solo ingannerebbe sant’Antonio ma lo stesso Cristo se potesse.” Ed è cosa stolta aver fede in coloro che fanno mestiere della frode.


CCLXIII

Meravigliosa compensazione fra penitente e confessore.


Un tale, o sul serio o per ingannare il prete, andò da questo, dicendogli che voleva confessare i suoi peccati. E invitato a dire ciò che si ricordasse, disse che aveva rubata non so che cosa di nascosto ad un altro, ma aggiunse che quello aveva molto più rubato a lui. E il sacerdote: “Una cosa, disse, si computa coll’altra e siete pari.” Poi aggiunse che aveva bastonato qualcuno, ma che aveva ricevuto anch’egli qualche colpo; e nella stessa guisa, disse il prete, che uguale era la colpa e la pena. E avendo nello stesso modo parlato di molte cose, il sacerdote dissegli che una cosa coll’altra si compensava. E il penitente: “Ora, disse, rimane un peccato del quale mi vergogno ed arrossisco, con voi specialmente che ne siete offeso.” E avendolo il sacerdote esortato a lasciar la vergogna e a dire liberamente dove avesse peccato, egli resistette lungamente, poi mosso dall’insistenza del sacerdote: “Io, disse ho avuto tua sorella.” “Ed io, disse il prete, ho più