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volte avuta tua madre, e come per le altre cose, l’una compensa l’altra.” E per questa eguaglianza di peccato lo assolse.


CCLXIV

Detti argutissimi di due fanciulli fiorentini.


Un fanciullo di Firenze portava nell’Arno di quelle reti che servono per lavar le lane; un altro fanciullo che l’incontrò, gli chiese per giuoco: “A che caccia vai con coteste reti?” E l’altro: “Vado all’uscita del lupanare per veder di prendere tua madre.” “Ah! rispose l’altro, sta’ ben in guardia e fa’ con diligenza, che troverai anche la tua.” E ambedue furono argute risposte.


CCLXV

Confusione di un giovane

che pisciò sulla tavola a pranzo.


Un giovane nobile ungherese, invitato a pranzo da un parente di maggior nobiltà, vi andò a cavallo, perchè stava lontano, seguito dai servi; e quando vi giunse, disceso da cavallo, si fecero incontro gli uomini e le donne, e tosto, poichè l’ora era tarda, lo portarono alla tavola che era preparata. Lavate le mani, lo posero a mensa fra due belle fanciulle, figliuole dell’ospite. Il giovane che sentiva bisogno di mingere, taceva per pudore, e non essendovi pretesto di alzarsi durante il pranzo, aveva così forte dolore alla vescica che si dimenticava di prender cibo. Tutti s’erano accorti di questa sua sospensione di animo, e che andava così lento a mangiare, e tutti lo eccitavano, quando egli, mosso dal dolore, pose la destra sotto la tavola, e di nascosto quell’affare gonfio introdusse in uno degli stivali, per lasciar finalmente andare quel liquido. In