Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/28

Da Wikisource.
16 facezie

fanciullo, se egli non c’era entrato, la donna rispose sempre che esso proveniva dalla grazia di Dio. Allora non potè contenere lo sdegno per questa sovrabbondanza di grazia celeste che veniva fino a regalargli dei figli. “Ah sì,” disse, “che lo devo ringraziar molto, il Signore, che si è preso tanto pensiero delle mie faccende!” Gli pareva, povero uomo, che Dio avesse pensato troppo, se gli faceva anche nascere dei fanciulli mentre egli era lontano.


II

Di un medico che curava i matti.


Eravamo in molti a discorrere di quella vanità, per non chiamarla stoltezza, che certuni hanno di mantenere cani e falchi per la caccia. Allora saltò su Paolo fiorentino a dire: — Aveva proprio ragione di ridere di loro quel matto di Milano. — E poichè noi lo pregammo di raccontarci la storia: “Fuvvi, una volta,” egli disse, “un cittadino milanese che faceva il dottore a’ dementi ed a’ pazzi e che prendeva a guarire in un certo tempo coloro che erano affidati alla sua cura. Ed ecco in qual modo egli la faceva: aveva in sua casa una corte dove era uno stagno di acqua sporca e fetente, nel quale, legati ad un palo egli immergeva i matti che gli conducevano; e alcuni fino a’ ginocchi, alcuni altri fino alle anche, qualcun altro anche più profondamente, secondo la gravezza del male, e li teneva a macerare nell’acqua e nell’inedia fino a che paressergli risanati. Gli fu tra gli altri una volta condotto un tale, che egli mise in quel bagno fino alle cosce, e che dopo quindici giorni ritornò alla ragione e pregava il medico di toglierlo da quel pantano; e questi lo tolse dal supplizio a patto però che non uscisse dalla corte; e quando ebbe per qualche giorno obbedito, lo lasciò passeggiare per tutta la casa, a condizione che non u-