Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/29

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facezie 17

scisse dalla porta sulla via: intanto i colleghi del matto erano sempre nell’acqua, e il matto osservò diligentemente gli ordini del medico.

Una volta che egli stava sulla porta, nè per timore della fossa osava di passarla, vide venire un giovine cavaliere col falco sul pugno, e due di que’ cani che servono per la caccia; e poichéFonte/commento: normalizzo non aveva memoria delle cose avvenute o viste prima della follia, gli parve cosa nuova, e lo chiamò a sè; e il giovine venne: “Ohè tu, gli disse, ascoltami un poco e rispondimi se ti piace: Che è la cosa su cui stai, e per che uso ti serve?” “È un cavallo, rispose, e l’ho per la caccia.” “E l’altra cosa che hai sul pugno come si chiama essa e a che è buona?” “È un falco educato alla caccia delle arzavole e delle pernici.” E il matto: “E quelli che ti accompagnano chi sono e a che ti giovano?” “Sono cani, disse, ammaestrati a snidare la selvaggina.” “Sta bene, ma codesta selvaggina per la quale tu hai pronte tante cose, che prezzo ha quando tu ne abbia cacciato per un anno intero?” “Poco ne so, rispose, ma non credo più di sei ducati.” “E quanto spendi tu nei cani, nel falco e nel cavallo?” “Cinquanta ducati.” Allora meravigliato della pazzia del giovane cavaliere: “Oh! oh! disse, va’ lontano di qui tosto prima che il medico torni a casa; perchè se ti trova qui, come se fossi tu il più stolto fra i viventi, ti getterà nella fossa per curarti cogli altri matti, e come non fa cogli altri ti metterà nell’acqua sino alla gola.” Mostrò così che la passione per la caccia è stoltezza se non è de’ ricchi o per esercizio del corpo. —


III

Di Bonaccio de’ Guasci che s’alzava tardi da letto.


Bonaccio de’ Guasci, giovane di animo lieto, mentre eravamo a Costanza, sempre tardi sorgeva dal letto. E

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