Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/95

Da Wikisource.

facezie 83

ponte Santa Trinita; questi chiesegli che cosa lo mandasse a dirgli il padrone, e il servo, che aveva dimenticato le parole di esso, stava pensieroso come uno stupido e non sapeva che dire. Allora, visto che il servo si serbava silenzioso: “Io so, gli disse, che cosa vuoi;” e mostratogli un gran mortaio di marmo: “Prendi questo, dissegli, e portalo tosto al padrone, che è ciò ch’egli vuole.” E Roberto lo vide di lontano portar sulle spalle il mortaio, e pensando che ciò fosse per punire il servo suo della grande balordaggine, quando gli fu vicino: “Hai fatto male, sciocco, gli disse, chè non hai ben comprese le parole mie; porta indietro quello, che è troppo grande, e recamene uno più piccolo.” E sudando e stanco dal peso, tornò all’amico, confessando l’errore, e ne portò un altro ed un terzo; e in questo modo fu punito della sua sciocchezza.


CXIX

Di uno che voleva spendere mille fiorini

per esser conosciuto, e risposta che gli fu fatta.


Un giovane fiorentino, di poco cervello, disse ad un amico che e’ voleva viaggiare il mondo e voleva spendere mille fiorini per esser conosciuto. E l’altro, che lo conosceva a fondo: “Farai meglio, gli disse, a spenderne duemila per non esser conosciuto affatto.”


CXX

Facezia del celebre Dante.


Quando Dante, nostro poeta fiorentino, era esule in Siena, un dì, nella chiesa dei Minori, stava col gomito appoggiato su di un altare rivolgendo i suoi pensieri nell’animo, e gli si accostò un tale a richiederlo di non so qual cosa noiosa. E Dante: “Dimmi dunque, gli chiese, qual’è la più grossa di tutte le bestie?” “L’ele-